Domani la Cgil Palermo partecipa al sit-in
che si terrà alle ore 18 in Piazza Pretoria per la mobilitazione
nazionale contro la conversione in legge del cosiddetto “Decreto
Cutro”.
Un sit-in, che continua a raccogliere di ora in ora le adesioni da
parte di decisioni di associazioni, per manifestare il dissenso contro
“un ennesimo strumento per criminalizzare e clandestinizzare le
persone migranti che renderanno ancora più debole il nostro sistema di
accoglienza, già alle corde”.
“Un decreto che non affronta in nessun modo la risoluzione
della problematica delle persone che muoiono nel Mare Mediterraneo –
dichiarano il segretario organizzativo Francesco Piastra e la
responsabile ufficio migranti Bijou Nzirirane – Togliendo la
protezione speciale tolgono i diritti e la possibilità alle persone
che sono irregolari di poter fare un percorso di inclusione. Non si
può prima piangere sui morti e poi si prepara un decreto che è
inaccettabile in quanto non risolve il problema dell’ingresso dei
cittadini migranti in Europa”.
“Se il governo e la Comunità europea non affrontano l’emergenza
sociale che è alle nostre porte – proseguono Piastra e Nzirirane –
che arriva dal Nord Africa e dal Mediterraneo, teatri di guerra,
carestie ed emergenze climatiche, se non si affrontano seriamente
questi problemi, sarà inevitabile un esodo di migliaia di persone
verso l’occidente. Bisogna prepararsi per accogliere e prima ancora
bisogna attivare i canali umanitari per consentire un arrivo sicuro
dei tanti che hanno diritto a una vita migliore. Altrimenti io governi
occidentali saranno, e tutti lo saremo, responsabili dei tanti morti.
E il Mediterraneo diventerà sempre più un cimitero”.
L’Appello
Questo il testo dell’appello per la Mobilitazione nazionale contro la
conversione in legge del Decreto Cutro. #NONSIAMODACCORDO
“Le organizzazioni e le reti firmatarie di questo appello espresso
grande preoccupazione e contrarietà ai contenuti del Ddl 591/2023,
meglio conosciuto come “Decreto Cutro”, ora in discussione al Senato.
Varato all’indomani del naufragio del 26 febbraio scorso come risposta
del Governo alle stragi nel Mediterraneo, il decreto in realtà non
affronta in alcun modo le vere cause che in questi anni hanno portato
alla morte in mare di migliaia di persone. Al contrario, prevede
condizioni peggiorative della condizione giuridica degli stranieri che
arrivano in Italia, con il sicuro effetto di aumento delle situazioni di
irregolarità ed esclusione anche di chi è già da tempo sul territorio
nazionale. In particolare, contestiamo i provvedimenti che mirano a
smantellare la protezione speciale a tutela della vita privata e
familiare dello straniero, che aveva in parte attutito i disastrosi
effetti dell’abolizione della protezione umanitaria, a potenziare la
rete dei Centri per il Rimpatrio, a ostacolare il diritto al ricorso
dei richiedenti asilo che richiedono un diniego.
Com’è possibile sostenere che queste misure preverranno il traffico di
esseri umani? Si tratta invece, con tutta evidenza, di interventi che
renderanno sempre più difficile il soggiorno regolare e una positiva
integrazione in Italia e che contribuiranno alla criminalizzazione
delle persone migranti, a detrimento non solo loro, ma dell’intera
collettività.
Rifiutiamo la contrapposizione tra migranti regolari e irregolari che
emerge dalla scelta di inserire in questo testo provvedimenti inerenti
al Decreto Flussi, senza rafforzare il sistema di asilo: se da tempo
chiediamo a gran voce l’allargamento dei canali legali di ingresso,
bene sappiamo che non possono essere queste misure a rispondere al
bisogno di protezione internazionale. E chi in questi venti anni ha
Prova ad assumere in regola dei lavoratori stranieri sa che le
misure previste sono del tutto insufficienti, perché l’unica
possibilità per favorire incontro tra domanda e offerta di lavoro
regolare sta nello scardinare del tutto il meccanismo previsto dalla
Bossi Fini.
E’ fondamentale invertire velocemente la rotta e promuovere politiche
eque ed efficaci sull’immigrazione e sul diritto di asilo. Partendo
dall’opposizione a queste norme, in un percorso che chiede ingressi
legali, corridoi umanitari, garanzia dell’accesso alla procedura di
asilo e all’accoglienza, abbandono delle politiche di
esternalizzazione e dei loro scellerati risultati, come l’accordo con
la Libia, salvaguardia delle vite in mare.
Chiediamo al Parlamento di bocciare questo provvedimento, e al Governo
di modificare radicalmente gli interventi messi in atto e quelli
recentemente annunciati, del tutto inadatti a gestire una crisi nel
Mediterraneo destinato a peggiorare senza misure adeguate della
comunità internazionale.
Per questo saremo in piazza il prossimo 18 aprile, in contemporanea
all’arrivo al Senato del Decreto Cutro. Per esprimere il nostro
dissenso, ribadire le nostre proposte e chiedere un immediato
cambiamento di rotta nelle scelte che riguardano l’immigrazione e il
diritto d’asilo”.