di SLOBODANKA CIRIC
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L’autrice Poetessa, saggista, traduttrice, scrittrice e performance artist, Slobodanka Ciric nasce a Belgrado nel 1961 in una famiglia operaia e, giovanissima, si afferma come paroliera dei più famosi musicisti jugoslavi. Emigra in Italia in concomitanza con l’aggressione alla Jugoslavia del 1991, e il dolore provato la spinge a farsi portavoce del suo popolo, delle fasce sociali più deboli, nonché degli emarginati di Napoli, la città in cui ha scelto di vivere e dove consegue la Laurea Magistrale in Culture e Letterature Comparate presso L’Università degli Studi L’Orientale. Le sue opere hanno ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il Premio Regionale “Caputo Brut”, il Premio Internazionale “Città di Venezia” e il Premio Speciale “Eudonna”. Finalista del Premio “Città di Gaeta”, si è classificata al II e al III posto del Premio “L’Iguana”.
Nota dell’autrice Non è sempre facile ricominciare, ripartire da sè, “connettersi” con la propria anima per comprenderne appieno stati, emozioni e aspirazioni. Col tempo, infatti, diventa sempre più difficile muovere e tenere uniti i fili del proprio essere, osservarli dimenarsi e spezzarsi sul palcoscenico della vita; Tempo che, con i suoi dettami, delimita e disegna spazi, tempi, luoghi, persone ed eventi.
La ricerca di risposte, della Verità assoluta, la corsa accanita ed estenuante verso gli obiettivi dettati dal momento intimo, sociale o storico, ci riconducono spesso al punto di partenza, delusi e oscillanti tra dubbi e convincimenti. Lungi da me l’idea di considerarmi depositaria di certezze, mi definirei, piuttosto, umile vestale e cocciuta coltivatrice del dubbio, almeno finché non giunge una nuova consapevolezza a darmi tregua: e si sa che mentre talvolta le risposte arrivano spontanee, talaltre giungono così lontane, che abbiamo persino dimenticato le domande. E così, attraverso i versi germinati in situazioni, tempi, spazi, momenti e stati d’animo diversi, replicando a domande immaginarie dei lettori, di fatto ho dato risposte a quella bambina denutrita e vestita di stracci, con il visino incorniciato da due trecce e già segnato dalle occhiaie, il cui sguardo pieno di sfida una vecchia Kodak catturò all’età di otto anni. Ora quella bambina di anni ne ha sessantadue, e i versi che offre sono il riverbero di quello sguardo.
by f.baldi