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Vedova Calabresi, sentenza della Cassazione francese ci offende

(ANSA) – TRENTO, 30 MAR – “Quello che ci offende è la
motivazione della sentenza, che dice che è assurdo mettere in
carcere delle persone perché oggi loro si sono rifatte una vita
e hanno una famiglia. Questo ci offende, perché le nostre
famiglie contano di meno. Doveva forse essere diversa la
motivazione, con più rispetto per chi ha sofferto”. Queste le
parole di Gemma Calabresi Milite a margine dell’assemblea
studentesca che si è svolta all’Istituto Arcivescovile di
Trento. La Cassazione francese, infatti, ha negato
l’estradizione di dieci ex terroristi italiani, tra cui anche
Giorgio Pietrostefani, tra i responsabili, nel 1972,
dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi.
    “Quando era successo a suo tempo – ha detto Gemma Calabresi
Milite riferendosi alla possibilità di estradizione apertasi nel
2021 – ho pensato che finalmente c’era giustizia. Però non ho
avuto soddisfazione per Giorgio Pietrostefani, in quanto anziano
e ammalato, e non ha più senso pensare di farlo entrare in
carcere oggi. A noi va bene così. Quello che ci offende è la
motivazione della sentenza”, ha aggiunto la vedova del
commissario Calabresi.
    “Quando siete in gruppo, non diventate gregge, mantenete un
pensiero critico, un pensiero libero”. La vedova del commissario
Luigi Calabresi, ucciso il 17 maggio 1972 da esponenti di Lotta
continua, ha rivolto poi un appello agli studenti delle
superiori e delle terze medie dell’Istituto Arcivescovile di
Trento, dove è stata invitata per un incontro “Prima di condannare una persona informatevi, cercate di
sapere, di conoscere, di capire. In quegli anni tanti gridavano,
ma pochissimi pensavano”, ha detto Calabresi Milite agli
studenti, ai quali ha raccontato la sua storia e quella del
marito, documentata nel suo ultimo libro, ‘La luce e la crepa’.
    Una storia che racconta di come la vedova del commissario
Calabresi sia riuscita a perdonare gli assassini del marito. “Ho
fatto il contrario di quello che facevano i terroristi negli
anni Settanta e Ottanta, che quando individuano un obiettivo lo
disumanizzavano, lo facevano diventare una cosa per poi poterlo
colpire, anche con il consenso popolare”, ha spiegato Gemma
Calabresi Milite. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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