
“Venire a Trapani per me è stata
una scelta volontaria ma quasi obbligata, perché qui sono a casa
e mi sembrava giusto iniziare questo cammino di testimonianza in
questo luogo dove mio padre ha perso la vita”. Maria Irene
Montalto è la figlia di Gian Giacomo Ciaccio Montalto, sostituto
procuratore a Trapani ucciso dalla mafia quando lei aveva 12
anni, nella notte tra il 24 e il 25 gennaio 1983 a Valderice.
Maria Irene Montalto oggi vive a Parma ed è stata chiamata sul
palco ad aprire la XXX Giornata della memoria e dell’impegno per
le vittime di mafia oggi a Trapani.
“Ogni momento è un rispolverare i ricordi per me – spiega la
figlia del magistrato – mio padre è stato ucciso a gennaio e
dopo il suo omicidio sono continuate le minacce e, tra queste,
quello di rapire la figlia più grande che ero io”. Quando il
sostituto procuratore venne assassinato Maria Irene – la
maggiore di tre figlie – aveva 12 anni. “Ho viaggiato per mesi
con la scorta che mio padre non ha avuto e mi muovevo tra casa e
scuola. Stavamo a Trapani ma poi mia mamma si rese conto che non
potevano andare avanti così. Abbiamo deciso di trasferirci a
Parma perché io, intanto, studiavo musica e lì avrei avuto
l’opportunità di seguire il Conservatorio” ricorda.
La testimonianza di vita del padre Maria Irene Montalto in
questi anni l’ha raccontata in giro per l’Italia. “Oggi per la
lotta alla mafia c’è ancora tanto da fare – dice – per anni
abbiamo vissuto col bollino che la mafia esisteva solo a sud, ma
poi si è scoperto che la mafia si è espansa a livelli
indecifrabili. Che fare? L’importante è lavorare dal basso,
tutti insieme. È una questione culturale, innanzitutto. Evitare
i favori e far entrare tra le nostre coscienze il senso del
dovere e della comunità”.
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Fonte Ansa.it