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Al processo Amato le chat tra l’imputato e l’altra donna

“Tu mi stai facendo paura”. E
ancora: “Il fatto che tua moglie sia morta e io sono tutto ciò
che ti resta non ti farà diventare il mio aguzzino”. “Inizio a
pensare che c’entri tu, altrimenti non saresti così fuori di
testa, c’è da chiuderti prima in manicomio e poi in carcere”.
    “Domani chiamo i carabinieri e gli racconto tutto. Ora ho tutto
chiaro”.
    Sono alcuni dei messaggi inviati nella notte tra il 23 e il
24 maggio 2022 a Giampaolo Amato, il medico a processo a Bologna
con l’accusa di aver ucciso la moglie, Isabella Linsalata, e la
suocera, Giulia Tateo, dalla donna con cui intratteneva una
relazione extraconiugale. I messaggi sono stati letti in aula
dal colonello dei carabinieri Claudio Gallù, che si è occupato
delle indagini e delle analisi dei dispositivi elettronici
(cellulari, pc e smartwatch) sequestrati ad Amato.
    L’ex medico della Virtus, nel marzo 2022, aveva scoperto di
essere indagato e si difende rispondendo ai messaggi. “Io non
c’entro nulla”.
    Tra le chat estrapolate e analizzate dagli investigatori,
anche altre sono risultate di particolare interesse. Sempre
Gallù ha fatto notare una contraddizione che riguarda la
conoscenza del Midazolam, uno dei due farmaci che secondo la
Procura sono stati utilizzati da Amato per commettere i due
omicidi. In una chat con la figlia il medico sostiene di non
conoscere il Midazolam, ma altre due conversazioni lo
smentirebbero. Nella chat ‘Gruppo Covid Bellaria’, infatti, il
31 marzo 2020, una dottoressa aveva mandato un file pdf
sull’utilizzo di morfina e Midazolam nei reparti Covid, con
alcune indicazioni sull’utilizzo. Poi c’è un’altra chat tra
Amato e la donna con cui intratteneva una relazione
extraconiugale dove parlando di una sua paziente il medico
afferma di averle dato il Midazolam per tranquillizzarla.
   
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Fonte Ansa.it

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