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La sociedad de la nieve, tragedia aerea e cannibalismo

Apertura in mare con Comandante di
Edoardo De Angelis e chiusura tra le montagne con La sociedad de
la nieve di J.A. Bayona. Sarà proprio questo film, subito dopo
la premiazione nella Sala Grande del Lido, a chiudere questa
ottantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte
cinematografica di Venezia. Opera fuori concorso, racconta di un’epica vicenda di
sopravvivenza in condizioni estreme, un fatto di cronaca che
sconvolse negli anni Settanta l’opinione pubblica perché ruppe
un terribile tabù, quello del cannibalismo. La domanda era: è
giusto nutrirsi di un essere umano per sopravvivere? Siamo nel
1972 e il volo 571 delle Forze aeree dell’Uruguay con a bordo
una squadra di rugby diretta in Cile precipita su un ghiacciaio
nel cuore delle Ande. Allo schianto sopravvivono solo ventinove
dei quarantacinque passeggeri, che si ritrovano in uno degli
ambienti più ostili al mondo e obbligati a ricorrere a misure
estreme per poter restare in vita. E va detto che a questi
ragazzi capita davvero di tutto, ma è tanta la voglia di vivere che, non senza orrore, cominciano a mangiare i loro stessi
compagni di squadra. Anzi, molti di loro, prossimi alla morte,
volontariamente autorizzano i sopravvissuti di nutrirsi del
proprio corpo.
    Comunque va reso atto al regista spagnolo, che ha diretto
film come Sette minuti dopo la mezzanotte (2016) e Jurassic
World – Il regno distrutto (2018), di non aver indugiato in
scene truculente che potevano dar fastidio. Il difetto casomai
di questo film Netflix, tratto dal romanzo di Pablo Vierci
sceneggiato da J.A. Bayona, Bernat Vilaplana, Jaime Marques e
Nicolás Casariego, è la totale assenza dell’enorme dibattito
etico, religioso e filosofico che si aprì quando si scoprì il
segreto della loro sopravvivenza.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Fonte Ansa.it

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