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Corruzione in Vda, chiesta assoluzione per Cuomo e Accornero

La procura generale di Torino ha chiesto l’assoluzione nel processo d’appello bis a carico dell’ex manager di Finaosta ed ex consigliere delegato del Forte di Bard Gabriele Accornero e dell’imprenditore Gerardo Cuomo, che nel luglio scorso si erano visti annullare con rinvio dalla Cassazione la condanna a un anno di reclusione ciascuno (con sospensione condizionale) per “corruzione per l’esercizio della funzione”. Dopo una discussione durata circa due ore, la quinta sezione penale della Corte d’appello di Torino ha rinviato l’udienza al 2 marzo prossimo, quando sono attese eventuali repliche e la sentenza. Alla richiesta di assoluzione del sostituto procuratore generale Marcello Tatangelo si sono associate, seppur con motivazioni diverse, le difese dei due imputati, l’avvocato Corrado Bellora per Accornero e l’avvocato Alessandro Argento per Cuomo.
    La vicenda riguarda l’inchiesta della procura di Aosta su presunti patti corruttivi – risalenti già al 2013 – per favorire l’insediamento dell’azienda di Cuomo, il Caseificio valdostano, in un capannone della partecipata regionale Autoporto spa, ma anche la gara vinta dal Caseificio per le forniture da 68 mila euro al 4K Alpine endurance trail, gara di corsa in montagna di cui era direttore Accornero, e l’affidamento per 120 mila euro di opere del Forte di Bard. L’ex presidente della Regione, Augusto Rollandin, era già stato definitivamente prosciolto.
    “Noi sosteniamo dall’inizio – afferma l’avvocato Bellora – che questa corruzione fosse inesistente. Già la Corte d’appello aveva detto che non c’era alcun atto contrario al dovere d’ufficio, e che quindi tutt’al più si parlava di una corruzione per un atto conforme, e non contrario, al dovere d’ufficio. Poi fortunatamente, prima la Cassazione, oggi la procura generale, hanno detto che non c’era neanche la corruzione per fatto conforme al doveri d’ufficio. Spero che domani lo dica anche la Corte d’appello”.

La Corte di cassazione, annullando con rinvio, aveva scritto che “in caso di assenza della spendita di competenze proprie” da parte di Accornero “andrà verificato se i fatti possano essere piuttosto ricondotti nella diversa ipotesi del traffico di influenze illecite”. Un’ipotesi che la procura generale di Torino, arrivando a chiedere l’assoluzione dell’ex manager Finaosta, ha valutato non sussistere. “La rilevata – aveva scritto la Suprema corte – manifesta sproporzione tra la prestazione del privato”, il pagamento da parte di Cuomo di circa 1.600 euro per lavori edili in casa di Accornero, “e quella del pubblico ufficiale”, l’ex manager Finaosta, “che ha consentito al Cuomo prima di conseguire un locale”, un capannone della partecipata Autoporto spa, “che era legittimamente occupato da un’altra società,” la Deval spa, “e poi di ottenere un ingente risparmio per effetto del nuovo contratto stipulato nel 2018 di ben 183.585,35 euro – alla luce dello sconto sui canoni ottenuto ed in rapporto alla durata fissata in 13 anni – impone delle valutazioni che sono del tutto mancate nella sentenza impugnata”. Nel marzo 2019, in primo grado, Rollandin era stato condannato per corruzione a quattro anni e sei mesi di reclusione (facendo scattare la sospensione dalla carica di consigliere regionale per 18 mesi dalla carica in base alla legge Severino), Cuomo a tre anni e otto mesi per corruzione e turbata libertà degli incanti e Accornero a quattro anni, sei mesi e 20 giorni per gli stessi due reati e per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. La procura di Aosta contestava anche l’associazione a delinquere. Nell’aprile 2018 il gip di Aosta aveva negato l’arresto di Rollandin mentre nell’autunno 2017 Cuomo e Accornero erano finiti per 45 giorni ai domiciliari. Per Rollandin, nel primo processo d’appello (sentenza diventata definitiva), i giudici avevano derubricato il reato in corruzione “per esercizio della funzione”, dichiarando la prescrizione della vicenda sotto esame.

Fonte Ansa.it

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