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Bimbo rapito, legale madre ‘maltrattamenti non riscontrati’

“Ho letto notizie non veritiere
relativamente ad un presunto ‘rapimento’ di minore da parte
della madre. In qualità di legale della madre ritengo doveroso
segnalare che i fatti sono stati narrati in maniera errata e
parziale. La vicenda è nata a seguito della segnalazione, da
parte degli zii, di presunti maltrattamenti da parte della madre
ai danni del figlio minore. Tali presunti maltrattamenti non
venivano tuttavia riscontrati nel corso della visita in
Ospedale, alla quale i medesimi zii conducevano il bambino”. Lo
scrive in un “comunicato stampa urgente a rettifica di notizie
non veritiere” l’avvocata Carola Marzi, che assiste la donna
gambiana che giovedì scorso ad Aosta non si è presentata
all’appuntamento per riconsegnare il figlio di cinque anni, dopo
un incontro di tre ore, agli zii presso i quali lo ha collocato
da oltre un anno il Tribunale per i minorenni di Torino.
    “Come di prassi – prosegue la legale – in questi casi,
tuttavia, in via preventiva ed a tutela assoluta del minore, il
Tribunale per i minorenni disponeva l’allontanamento del bambino
dalla madre e il suo collocamento temporaneo presso l’abitazione
degli zii. La madre, dunque, non è mai stata dichiarata decaduta
dalla responsabilità genitoriale, né il bimbo è mai stato
affidato agli zii, che hanno rivestito il ruolo di semplici
collocatari (affidamento e collocamento hanno due significati
giuridici nettamente distinti)”.
    “Il Tribunale per i minorenni – aggiunge l’avvocata Marzi –
ordinava quindi che venisse effettuata una valutazione della
capacità genitoriale della mamma e che venissero attivate
modalità di incontro protette madre-figlio. Veniva all’uopo
nominata una équipe multidisciplinare, composta da un’assistente
sociale, una psicologa ed un educatore, oltre che un mediatore
interculturale, al fine di facilitare gli scambi di
informazioni.
    Al termine del periodo di valutazione, la madre risultava
idonea al proprio ruolo genitoriale e il Tribunale per i
minorenni quindi autorizzava i Servizi sociali a prevedere un
graduale ampliamento e la liberalizzazione delle visite
madre-figlio. Le visite, dunque, al momento dei fatti narrati,
non erano più protette, ma libere, con previsione della presenza
dell’educatore solo ed esclusivamente nel momento del passaggio
del bimbo dagli zii alla madre e viceversa, momento delicato,
che ancora presentava delle criticità”.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Fonte Ansa.it

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