
(ANSA) – TRENTO, 07 MAR – Il Trentino ha fatto importanti
passi in avanti in termini di occupazione femminile. Con una
percentuale che si attesta al 62% oggi il nostro territorio ha
un tasso di occupazione tra le donne al di sopra della media
nazionale, che non supera il 50%. Il Trentino fa peggio della
provincia di Bolzano, ma comunque è sopra la media del nordest.
Non mancano, però, le criticità. Le donne restano ancora un
segmento debole del mercato del lavoro. Lo riferiscono Cgil,
Cisl e Uil del Trentino.
“Ci sono sicuramente margini per aumentare la partecipazione
delle donne al mercato del lavoro, ma gli scogli maggiori
riguardano oggi la qualità dell’occupazione femminile e le
politiche di conciliazione – fanno notare Maurizio Zabbeni,
Lorenzo Pomini e Walter Largher che seguono il mercato del
lavoro per Cgil Cisl Uil -. E’ indubbio che un tasso più alto di
occupazione femminile avrebbe un impatto positivo su Pil e
produttività. Non è pensabile, però, aumentare la partecipazione
delle donne se non si rimuovono alcuni ostacoli. A cominciare
dal part time volontario e involontario”. Sul totale dei
contratti part time attivi l’80% è rappresentato da lavoratrici,
una percentuale che resta costante nel tempo. Sul totale delle
occupate circa il 40% ha un orario ridotto. Per gli uomini la
soglia si riduce al 7%. Il problema maggiore è rappresentato dal
part time involontario: oggi la percentuale di donne che in
provincia ha un impiego part time, perché non ne ha trovato uno
a tempo pieno, è del 17,7%. Il gap con gli uomini è di 14,1
punti. Il che vuol dire redditi più bassi, minori possibilità di
carriera e pensioni più basse.
Il part time incide anche sulle retribuzioni. Oggi quelle
femminili, anche a parità di ruolo, sono più basse, perché le
donne hanno spesso occupazioni a tempo determinato o parziale e
la presenza femminile è più diffusa in segmenti poveri del
mercato del lavoro. Il tema dei contratti precari è un altro
freno alla qualità dell’occupazione femminile: i contratti a
tempo determinato sono circa il 22% del totale. Il 56% di questi
riguarda le donne, in costante aumento. (ANSA).
Fonte Ansa.it