
(ANSA) – CAGLIARI, 18 GEN – La prima legge salva-imprese
approvata dal Consiglio regionale sardo nel luglio scorso aveva
stanziato quasi 200 milioni di euro per far fronte alla crisi
economica legata all’emergenza Covid-19. Ad oggi solo il 30% –
quindi sessanta milioni circa – sono usciti dalle casse della
Regione. La denuncia è contenuta in una mozione del
vicepresidente della commissione Bilancio Cesare Moriconi (Pd)
che chiede un dibattito in Aula e che il presidente della
Regione riferisca su quali interventi attuare per “sbloccare
questa legge in tempi rapidi e certi”.
Nel documento sono indicate tutte le voci di spesa – per un
ammontare complessivo di 140 milioni circa – non ancora erogate.
A partire dai 63,5 milioni del Fondo Resisto per sovvenzioni a
imprese e lavoratori “incagliati in una serie interminabile di
modifiche dei criteri e delle modalità di attuazione della
legge”. Ancora, 1,2 milioni per lo scorrimento delle graduatorie
dei progetti di inclusione rivolto alle donne in stato di
disagio non è stato speso e “non c’è traccia” dell’avviso Aspal
per la spesa dei 4 milioni destinati a lavoratori con contratti
flessibili. Poi, i 7,3 milioni per la concessione di una
indennità una tantum a favore dei lavoratori autonomi. Non
risultano spesi, inoltre, i 4,5 milioni per il sostegno dei
giovani agricoltori.
“Se la Regione fosse un’azienda, oggi porterebbe i libri in
tribunale – dichiara Moriconi – infatti mentre le aziende
boccheggiano nella pandemia e l’opposizione in Consiglio
regionale si prende la responsabilità di velocizzare la
legislazione di emergenza, la Giunta regionale non accelera la
spesa”. E, conclude, “la sensazione è che l’Esecutivo abbia
agito senza bussola e senza uno studio approfondito degli
effetti della crisi sul sistema produttivo e, quindi, distante
da una corretta valutazione delle ripercussioni della crisi nei
diversi settori economici e sociali isolani” (ANSA).
Fonte Ansa.it