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Covid: contagi a lavoro, Sassari la più colpita in Sardegna

(ANSA) – SASSARI, 29 GEN – La provincia di Sassari è la più
colpita in Sardegna dai contagi da coronavirus sul luogo di
lavoro. Lo dice un rapporto presentato dall’Inail e riguardante
l’intero territorio nazionale. Secondo i dati dell’Istituto
nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, i
contagi a lavoro in Italia sono oltre 131mila. La Sardegna, con
poco più di 2mila casi, rappresenta l’1,5% del totale nazionale.
    Nell’isola si contagiano a lavoro più le donne degli uomini:
66,6%, pari a 1336 casi, contro 33,3%, pari a 671 casi. Sassari
è la provincia più colpita con 880 casi e un’incidenza del 43,8%
sul totale regionale, con 576 donne e 304 uomini. Seguono
Cagliari con 542 casi (27%), Nuoro con 262 (13,1%), Sud Sardegna
con 178 (8,9%) e Oristano con 145 (7,2%).
    A rendere noto il report e a spiegare il trend sono gli esperti
di Rödl&Partner, uno dei maggiori studi professionali
internazionali nel campo della consulenza legale, fiscale,
contabile e del lavoro, secondo cui “nella gestione del
lavoratore in materia di Covid c’è un aspetto di criticità nel
rapporto tra azienda e Ats”. Secondo l’avvocata Irene Pudda,
esperta in privacy & labour compliance, “l’impasse è dovuta al
fatto che il datore di lavoro non è autorizzato a comunicare ai
colleghi il nominativo di un dipendente risultato positivo”.
    In pratica “l’azienda è tenuta a fornire all’Ats le informazioni
necessarie perché quest’ultima possa assolvere ai compiti
previsti dalla normativa emergenziale e ha facoltà di domandare
ai possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente i
locali aziendali – prosegue – ma è l’Ats che ha la potestà di
contattare i lavoratori per poi applicare le opportune misure di
quarantena”. Ne deriva che “il rischio è che le aziende lascino
operativi interi reparti o uffici con il pericolo di diffusione
del virus, non solo tra i dipendenti che sono stati a contatto
diretto con il soggetto contagiato, ma anche tra i loro
famigliari e i conoscenti”, aggiunge l’esperta, secondo la quale
tuttavia, “non si può fare diversamente per tutelare la privacy
del lavoratore positivo”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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