
Vincenzo De Marzio, ex carabiniere
e indicato negli atti anche col presunto nome in codice “Tela”,
uno degli indagati nell’inchiesta milanese sul caso Equalize,
oltre a raccontare che aveva lavorato per “i servizi segreti
italiani” sosteneva pure di aver venduto “informazioni alla
Cia”. Lo ha messo a verbale, il 17 dicembre scorso, Nunzio
Samuele Calamucci, l’hacker più volte interrogato nelle indagini
dei pm Francesco De Tommasi e Antonello Ardituro.
Carte che la Dda e la Dna hanno depositato in vista
dell’udienza del Riesame di domani su una serie di posizioni,
tra cui quella di Enrico Pazzali, titolare dell’agenzia
investigativa e presidente autosospesosi della Fondazione Fiera
Milano, per il quale i pm chiedono gli arresti domiciliari.
Nei verbali di Calamucci ci sono ampi passaggi su De Marzio,
che tra l’altro, come raccontato da Carmine Gallo morto ai
domiciliari il 9 marzo, sarebbe stato l’autore di presunte
intimidazioni proprio sull’ex superpoliziotto, il 21 gennaio.
Presunte minacce subite anche dall’avvocata di Gallo e
Calamucci, Antonella Augimeri, e da parte di una persona ignota.
“Mi ha ancora ripetuto che Samuele Calamucci – aveva scritto
Gallo – poteva evitare di fare quelle dichiarazioni e che
sperava che lo stesso Samuele Calamucci potesse in futuro
ridimensionarle”.
Calamucci ha raccontato pure che De Marzio mise a
disposizione del gruppo un suo “archivio storico” con circa “150mila file”, il suo “archivio di una vita” con Sdi della
banca dati delle forze dell’ordine e “atti classificati (…) ho
immaginato qualcosa dei Ros, qualcosa dei servizi”. Disse di
aver pensato che “erano quei dati che lui all’epoca forniva alla
Cia”. Per De Marzio la Procura ha ribadito al Riesame la
richiesta della custodia in carcere.
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Fonte Ansa.it