
L’ex direttore generale di
Autostrade Riccardo Mollo scarica in aula Gianni Mion, ex ad
della holding dei Benetton Edizione ed ex consigliere di
amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia.
“Sono stato chiamato in causa a sproposito. Non è vero nulla di
quanto detto” ha dichiarato oggi. E per chiarire quanto successo
nell’udienza odierna del processo per il crollo del ponte
Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime) occorre tornare alla
testimonianza del 2023 di Mion: in quella occasione l’ex manager
disse che in una riunione del 2010 “emerse che il ponte aveva un
difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo.
Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e
Riccardo Mollo, all’epoca direttore generale di Aspi, mi rispose ‘Ce la autocertifichiamo'”. E Mollo ha risposto che a quella
riunione non era presente. “C’ero invece in un’induction
successiva, a cui forse Mion fa riferimento sbagliando la data.
Si disse che la società stava assegnando il 22,7 per cento in
più di ispezioni. E venne chiesto “come ci stiamo organizzando?.
Io risposti che c’erano due modi: o dotarsi di una società
terza, controllata, con contratto di servizio (cosa che stavamo
facendo) oppure l’altro modo, scelto da Anas e Ferrovie, era
quello di autocontrollarsi, autocertificarsi. Non ho detto ce lo
autocertifichiamo. Forse Mion ha capito male, se non era in
malafede”.
All’udienza di oggi hanno anche fatto dichiarazioni spontanee
Michele Donferri Mitelli, che si era già sottoposto all’esame. E
ha ribadito più volte “non ho mai taroccato i dati”. L’ultimo a
parlare è stato Roberto Ferrazza, ex provveditore alle opere
pubbliche. “Noi il nostro ruolo lo abbiamo svolto con lealtà,
disciplina e competenza tecnica – ha detto -. Noi non avevamo
nessuna attività di controllo del ponte, ma nemmeno di tutto ciò
che lo ha preceduto. Tutto questo non era nostro compito, non
potevamo saperlo. Nonostante questo ci siamo impegnati allo
spasimo per fare approfondimento totale. Io non ho sentito
nessuno dire che abbiamo scritto sciocchezze”. Dopo l’udienza il
suo avvocato Fabio Viglione ha ribadito che Ferrazza “ha
chiarito in modo analitico passaggi fondamentali di tipo
normativo e fattuale che consentono di ritenere completamente
sconfessate le ipotesi d’accusa relative alla sua posizione e a
quella del Provveditorato”.
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Fonte Ansa.it