
Lo sgombero di palazzine fatiscenti,
anche per questioni di ordine pubblico, c’è stato ma
l’assistenza alloggiativa no. E così una trentina le persone,
che occupavano gli edifici di Rfi in zona Mandrione, si
ritrovano accampate in un pezzo di prato sotto gli archi
dell’acquedotto romano che costeggia via Casilina vecchia.
“Sapevano doveva esserci lo sgombero -dice un immigrato
originario del Senegal – ho un lavoro precario ed ero lì da tre
mesi ora non so dove andare”. Una donna, senegalese anche lei ex
abitante delle due palazzine subito abbattute perchè
pericolanti, era lì con il marito da sette mesi. Anche loro
cercano un tetto. “Siamo andati a Villa Fiorelli la prima notte, sappiamo che
non era bello vivere dove giocano i bambini ma abbiamo pensato
che così ci avrebbero considerato. La mattina i vigili urbani ci
hanno fatto delle promesse: avrebbero trovato un alloggio a
tutti, ma oggi non ci stanno rispondendo. Era solo una tecnica
per calmarci”, dice il marito della donna un tempo occupato ma
che ora, dice, “ha perso lavoro, documenti, contributi”. In attesa di un alloggio ora vivono qui, un pezzo di terra
che il comitato di quartiere ha strappato al degrado. Poche
tende per ripararsi e nulla più. Qualche materasso a terra.
L’inizio di una nuova tendopoli come le tante a Roma di chi non
ha una casa nè occasione di un riparo dignitoso.
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Fonte Ansa.it