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L’Italia non è un Paese per lavoratori con disabilità.

La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, legge dello Stato dal 2009, all’articolo 27 afferma che “deve essere riconoscono il diritto delle persone con disabilità al lavoro, su base di parità con gli altri; ciò include il diritto all’opportunità di mantenersi attraverso il lavoro che esse scelgono o accettano liberamente in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, accessibile e inclusivo”.

 Lavorare in ufficio, in fabbrica o in azienda con un collega o una collega con disabilità è sempre più raro. A certificarlo sono i dati dell’XI° Relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione della legge del 1999 per il diritto al lavoro dei disabili, presentata dalla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone e realizzata insieme all’Istituto nazionale per le analisi delle politiche pubbliche (Inapp). I numeri sono aggiornati al 2021, altro tasto dolente: “Con dati vecchi e imprecisi diventa più complesso poter intervenire con politiche efficaci e migliorare concretamente lo stato dell’arte. I lavoratori con disabilità sono gli ultimi tra gli ultimi”, commenta con ilfattoquotidiano.it Marino Bottà, direttore generale dell’Agenzia nazionale disabilità e lavoro (Andel) e coadiutore per l’inclusione lavorativa dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.

Parla di “numeri impietosi” e di “situazione drammatica” Alessandro Chiarini, presidente del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad).“Dati che confermano nero su bianco quello che andiamo dicendo da anni: evidenziano una tendenza molto negativa che rende sempre più difficile l’autonomia e l’emancipazione attraverso il lavoro, soprattutto per le persone con grave disabilità”. Secondo l’Istat, in Italia solo il 20% delle persone con disabilità tra i 15 e 64 anni ha un impiego, a fronte della media Ue che si attesta a quota 50%.

Cosa prevede la legge – La legge 68/99 prevede il collocamento mirato delle persone con disabilità: consiste nell’offrire un’occupazione compatibile con le loro capacità e necessità. Si applica a tutte le aziende pubbliche e private con almeno 15 dipendenti, che devono rispettare specifici obblighi di assunzione. Nel dettaglio, in quelle con più di 50 dipendenti almeno il 7% deve essere costituito da persone disabili, in quelle tra i 36 e i 50 vanno assunte almeno 2 persone disabili e tra i 15 e i 35 almeno una persona disabile.

Multe per i trasgressori – Sono previste sanzioni in caso di violazione. Ad esempio, il mancato invio del prospetto informativo annuale è punito con multa da 702,43 euro più 34,02 euro per ogni giorno di ritardo. E la mancata assunzione di lavoratori appartenenti alle categorie protette costa 196,05 al giorno per ogni disabile non assunto. Gli introiti vanno versati al Fondo regionale per l’occupazione dei disabili. L’effettiva applicazione varia a seconda delle iniziative intraprese dalle singole regioni. Le verifiche su dichiarazioni rese dai datori di lavoro sono state solo 82.017 nel 2021 e 95mila nel 2022, suddivise a livello geografico tra Nord Est (28%), Nord Ovest (27%), Centro (19%) e Sud-Isole 25 (%). Irrisorio il numero di sanzioni per mancata copertura della quota d’obbligo d’assunzione certificate dall’Ispettorato nazionale del lavoro sono bassissime: 327 nel 2020, solo 141. Ma il dato è incompleto: “Il numero di sanzioni comminate per violazione della Legge 68/99 da parte delle aziende non è pubblicamente disponibile, i dati non sono centralizzati e vengono raccolti da diverse autorità: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ispettorati del lavoro, Regioni”, spiega Chiarini. “C’è ancora molto da fare per garantire il rispetto delle norme in Italia”.

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