
(ANSA) – ROMA, 18 FEB – Debutta nella Stagione da Camera di
Santa Cecilia il controtenore Raffaele Pe, tra i più richiesti
dai direttori e dalle orchestre di tutto il mondo. Il cantante
si esibirà il 23 febbraio alle 20:30 all’ Auditorium Parco della
Musica con La Lira di Orfeo, l’ensemble da lui fondato nel 2015
che raccoglie alcuni dei migliori interpreti su strumenti
antichi della nuova generazione in un programma dedicato a
Claudio Monteverdi (Cremona, 1567-Venezia 1643) con una raccolta
di canzoni e mottetti. Descritto come “a baroque star” dal
Times, Pe abbraccia un repertorio che spazia dal Recitar
cantando a opere contemporanee create su misura per la sua voce.
“Spesso – dice l’artista lodigiano – non ci accorgiamo di quanto
una melodia possa entrare a far parte delle nostre vite, possa
influenzare il nostro percorso. Quando penso a Claudio
Monteverdi vado sempre all’origine del mio. La sua vicinanza è
per me non solo musicale ma anche in parte biografica”.
Cremonese di nascita, periodi di vita a Mantova e a Milano
tentando di diventare Maestro di Cappella del Duomo, e poi a
Venezia in età matura, Monteverdi – spiega il controtenore – ”era da tutti considerato il Divin Claudio, sebbene rifuggisse
questa esposizione vanitosa. Entusiasmo e malinconia si fondono
nella sua musica, altissima e semplice, fatta di amore e morte,
come la sua vita per aver visto morire l’adorata figlioccia
Caterina – per lei scrisse la sua immortale Arianna – e la
moglie Claudia. Sento che ciò che veramente resta di lui, o che
rinasca ogni volta in chi ascolta, siano le sue melodie. Quella
sensazione di riconoscerle pur senza averle mai ascoltate, un
potere straordinario e misterioso, che può esistere solo in una
musica che nei secoli si è assorbita in una cultura, una musica
che forse ne ha costruito la vera essenza”. Il programma della
serata nasce appunto dalla volontà di ”estrarre la linea del
canto dai lavori più affascinanti del padre dell’opera moderna –
sacri e profani – e presentarle al pubblico di oggi nella loro
ieratica soavità, rileggendole alla maniera antica”. (ANSA).
Fonte Ansa.it