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Rama, Albania sogna Ue, ‘whatever it takes’

(di Stefano Giantin) (ANSA) – BELGRADO, 29 AGO – “Non sono ottimista o pessimista,
solo realista. So, tutti sanno che non dipende noi, ma dalla Ue.
    Abbiamo, ormai da più di due anni, fatto tutto quello che
serviva per il lancio formale dei negoziati d’adesione. Ma non
hanno ancora mantenuto” la promessa “per i loro problemi e
perché la Bulgaria sta bloccando la Macedonia del Nord. Così,
abbastanza inspiegabilmente, anche l’Albania deve aspettare che
la Bulgaria tolga il veto” contro Skopje. Lo ha detto il primo
ministro albanese Edi Rama in un’intervista all’ANSA,
rispondendo a una domanda sui continui ritardi all’apertura dei
negoziati d’adesione alla Ue di Albania e Macedonia del Nord e
sulle possibili conseguenze su Balcani e Ue in caso di ulteriori
tentennamenti. “In ogni modo – ha aggiunto Rama – penso che
questo sforzo ci aiuti a capire che dobbiamo andare avanti il
più possibile, senza illuderci e senza mai rinunciare a
perseguire il sogno di molte generazioni, quello di essere parte
integrante dell’Europa, ‘whatever it will take’,” ha aggiunto,
rievocando il celebre ‘whatever it takes’ pronunciato da Mario
Draghi quando era alla testa della Bce.
    Albania e Macedonia del Nord che hanno rispettato tutti i
criteri e le richieste di Bruxelles, portato avanti difficili
riforme, ma lo stallo permane. “I nostri due Paesi”, Albania e
Macedonia del Nord, “sono diventati come i personaggi di
Aspettando Godot e l’Ue assomiglia molto a Samuel Beckett.
    L’Italia – continua Rama – è stata nostro sostenitore fedele per
tutto il tempo. Prima Renzi, poi Gentiloni, Conte e specialmente
Di Maio non potevano impegnarsi di più nel riaffermare che
l’Albania merita l’apertura dei negoziati. Ma l’Ue è molto
lontana dal muoversi strategicamente e molto spesso i sondaggi
elettorali in un Paese o in un altro sono più importanti degli
obiettivi sul futuro della prossima generazione europea”.
    Adesione alla Ue che non ha però alternative. Non lo è
certamente l’iniziativa ‘Open Balkan’, sostenuta da Belgrado,
Tirana e Skopje e rilanciata a fine luglio. “Non c’è e non può
esserci un sostituto all’integrazione europea. Al contrario,
l’iniziativa ‘Open Balkan’ è un nuovo strumento per spingere più
velocemente sul processo d’integrazione, implementando nella
nostra regione le quattro libertà fondamentali della Ue: libertà
di movimento delle persone, dei beni, dei servizi e dei
capitali. È un progetto per la pace durevole e la cooperazione.
    Da soli siamo piccoli mercati, insieme possiamo essere un
mercato unico attraente”, ha aggiunto Rama.
    Ma con il processo d’allargamento in stallo, potenze come
Russia, Cina, Turchia e certi Paesi arabi hanno comunque esteso
la loro influenza nei Balcani. Rischio o opportunità? L’aumento
dell’influenza cinese, russa, turca e araba nei Balcani – la
replica di Rama – “è più un mito che una realtà per l’Albania e
gli albanesi. Non c’è influenza che possa cambiare la nostra
appartenenza europea. L’Europa è una religione per noi e al di
là di ogni delusione vogliamo farne parte a tutti gli effetti,
come nostra scelta e vocazione”.
    Ma l’Albania ha anche un’altra vocazione, come dimostrato
aprendo le porte a migliaia di afghani in fuga dai talebani. La
scelta di ospitarli in Albania “riguarda chi siamo e chi
vogliamo che siano i nostri figli. La storia e la vita ci hanno
insegnato che c’è un tempo per dare e c’è un tempo per avere.
    L’Albania è stato l’unico paese d’Europa con più ebrei dopo la
Seconda guerra mondiale che prima, ha ospitato mezzo milione di
profughi di guerra in fuga dalla pulizia etnica in Kosovo. Gli
albanesi erano gli afgani di 30 anni fa, affacciati sulle coste
italiane. Siamo stati accolti e aiutati allora e oggi grazie
all’Italia e ad altri che lo hanno fatto le nostre vite sono
cambiate per sempre”; rievoca il leader albanese. “So che non è
un problema facile da affrontare e non c’è una risposta facile,
ma lasciatemi dire questo. Fino a pochi giorni fa noi tutti lì,
come Nato, eravamo i loro angeli custodi. Non possiamo
trasformarci in ombre, svanendo insieme agli ideali, ai valori,
ai principi e alla promessa stessa di libertà e democrazia. Non
può accadere che noi, la più forte alleanza militare sulla
terra, diventiamo un organismo impotente, senza speranza, senza
significato non solo agli occhi del popolo afghano ma a quelli
del mondo, dei milioni di esseri umani che bramano la libertà,
lottano per la giustizia, sognano società democratiche nelle
loro patrie. Non può accadere – chiosa Rama – che la nostra
comunità di paesi non dia speranza e rifugio, una nuova vita a
tutti coloro che si sono fidati di noi, hanno lavorato per noi e
hanno combattuto per la promessa di futuro che rappresentavamo.”
(ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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