Tanti mazzi di fiori sono stati appoggiati sul muro esterno della Toyota Material Handling di Bargellino (Bologna) dove ieri due lavoratori (Lorenzo Cubello, di 37 anni, e Fabio Tosi, 34 anni) sono morti in seguito ad un’esplosione e altri 11 sono rimasti feriti, uno in modo grave. Dalla mattinata fuori dai cancelli, nonostante la pioggia si sono radunate oltre 50 persone e continuano ad arrivare, colleghi e amici delle vittime, per rendere omaggio ai lavoratori.
Uno dei due lavoratori morti lascia la compagna in attesa di un figlio che nascerà senza padre. Lo ha detto un collega, parlando coi giornalisti fuori dalla fabbrica di Bargellino.
“Sono incredulo – ha detto – non pensavo potesse succedere una cosa del genere nel posto di lavoro, anche se sappiamo che ci sono tanti morti. Uno può farsi male, ma non tornare a casa alla sera è tutta un’altra cosa. Ci sono tanti controlli che vengono fatti, alcune cose possono essere migliorate. Nessun luogo di lavoro è immune da rischi”, ha aggiunto. Ancora non è chiaro cosa sia successo: “Ho sentito dire che è esploso un compressore, non so cosa avevano installato. Fino a quando non ci saranno i rilievi non si può dire”. “Non ho altro se non tristezza”, ha detto un altro lavoratore, molto amico di Fabio Tosi, 34 anni, la più giovane tra le vittime. “Ci conoscevamo dalle scuole superiori, sono stato uno di quelli che ha insistito perché venisse preso qui”, ha aggiunto.
La procuratrice aggiunta di Bologna Morena Piazzi insieme alla pm titolare del fascicolo di indagine Francesca Rago sono arrivate alla Toyota Material Handling per un sopralluogo. Insieme ai magistrati, il comandante del nucleo investigativo dei carabinieri Claudio Gallù, vigili del fuoco e personale dell’Asl.
“Se pensiamo che questo è avvenuto in un’azienda che si chiama Toyota vorrei ricordare che 20-30-40 anni fa il metodo Toyota nel mondo era stato considerato uno dei metodi centrali perché era una delle imprese all’avanguardia e c’era zero infortuni, zero morti”, ha detto oggi il segretario della Cgil Maurizio Landini, a margine della Biennale dell’Economia di Legacoop, sull’incidente. “Vuol dire che si è affermato in questi anni un modo di fare impresa che continua a essere un costo, non un vincolo.
In un Paese come il nostro in cui c’è tre morti al giorno si continua ad avere un aumento di infortuni e malattie professionali senza precedenti e continua ad avere provvedimenti burocratici che non servono ad affrontare il tema”. “Occorre un nuovo modello di fare impresa. Mettere al centro il lavoro e la persona vuole dire cambiare modo di fare impresa”, dice Landini.
Ieri l’esplosione, probabilmente innescata da un compressore, ha fatto crollare una parte di un capannone. E’ successo nel tardo pomeriggio a Bologna, in una città ancora alle prese con i danni delle esondazioni dei giorni scorsi.
L’azienda, che si trova nella zona di Borgo Panigale, alla periferia della città, è una delle più importanti del distretto meccanico bolognese, produce carrelli elevatori e occupa circa 850 persone.
Quello che è successo dovrà essere vagliato e approfondito: la cosa certa è che l’esplosione ha fatto crollare una parte del capannone. Un operaio è morto immediatamente, un altro dopo essere stato trasportato all’ospedale Maggiore. Pesante anche il conto dei feriti: uno è ricoverato in gravi condizioni, altri dieci sono stati soccorsi fra il Maggiore ed altri ospedali della provincia, ma le loro condizioni non destano particolare preoccupazione.
Dopo l’esplosione, che è stata distintamente avvertita in buona parte della città, davanti ai cancelli dello stabilimento si sono radunati operai e familiari, in apprensione per la sorte dei loro colleghi.
L’azienda Usl ha inviato sul luogo dell’incidente anche uno psicologo per dare assistenza ai familiari delle vittime e agli operai che hanno vissuto in prima persona l’incidente.
Sul posto anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore: “si tratta dell’ennesima strage sul lavoro”, ha detto. Il territorio bolognese, solo sei mesi fa, ha subito un altro gravissimo incidente sul lavoro, la strage dei sette tecnici che stavano lavorando a un collaudo nella centrale idroelettrica di Suviana.
Il tema della sicurezza sul lavoro è da tempo all’attenzione anche nell’azienda dove è avvenuto l’incidente: i delegati sindacali avevano proclamato per oggi due ore di sciopero a fine turno proprio per chiedere una maggiore attenzione su questo tema. “Questa – dice Gian Pietro Montanari della Fiom-Cgil – non è l’azienda peggiore del mondo, però bisogna accertare se c’era manutenzione o se non c’era. Scioperi c’erano stati anche in passato, l’ultimo per alcuni nuovi strumenti su cui i lavoratori chiedevano il collaudo. In passato c’era stato anche un incendio nel reparto verniciatura”.
Domani venerdì i sindacati metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm.Uil dell’area metropolitana di Bologna chiamano i lavoratori a otto ore di sciopero. Non ci sarà un corteo in centro o un presidio, per “senso di responsabilità” rispetto anche dei problemi di mobilità dei cittadini dovuti al post alluvione. “Ma faremo un’esposizione di drappi a lutto nelle aziende metalmeccaniche”, ha spiegato il segretario provinciale Fiom Simone Selmi.
“E poi vogliamo dire che il tema sicurezza va affrontato in modo sistematico. Non possiamo pensare che nell’era digitale siamo ancora di fronte ad episodi di questo tipo. Abbiamo necessità di porre un freno, ma anche di costruire un meccanismo di sistema che preveda la partecipazione di istituzioni, organizzazioni di impresa e sindacali, per alzare il livello di attenzione”, ha spiegato. Per questo nelle prossime ore si chiederà “la convocazione del tavolo sulla sicurezza della Città metropolitana, allargando a tutti quei soggetti che hanno fatto sì che il sistema relazione di questo territorio sia tra i più avanzati d’Italia”.
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