
(ANSA) – CATANZARO, 07 APR – “Nel nome di Denis, il
calciatore ucciso due volte”. La tragica storia di Denis
Bergamini, il calciatore del Cosenza originario di Argenta, nel
Ferrarese, morto nel 1989, quando aveva 27 anni, in circostanze
mai chiarite a Roseto Capo Spulico, in Calabria, viene
raccontata nel libro del giornalista della Gazzetta dello sport
Francesco Ceniti.
Il volume, edito da RCS MediaGroup, è stato presentato nel corso
di un incontro nel Comune di Catanzaro, presenti, insieme
all’autore, i sindaci del capoluogo calabrese e di Cosenza,
Nicola Fiorita e Franz Caruso, e due ex calciatori della squadra
rossoblu, Gigi De Rosa, che di Bergamini fu compagno e amico, e
Vincenzo Vivarini, che a Cosenza arrivò un anno dopo, entrambi
oggi allenatori.
Ma perché “Denis ucciso due volte”? Lo spiega Ceniti,
riferendosi alla tormentata vicenda giudiziaria che ha fatto
seguito alla morte del calciatore. “Denis – dice Ceniti – è
stato ucciso proprio due volte. La prima fisicamente e la
seconda sotto l’aspetto morale riguardo la sua memoria. Hanno
voluto distruggerlo facendo credere che si fosse tolto la vita”.
La morte di Denis Bergamini fu archiviata, in un primo tempo,
come suicidio dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.
Si deve ad Eugenio Facciolla, che subentrò successivamente al
vertice della Procura, ed all’ostinazione del padre, Domizio,
nel frattempo deceduto, e della sorella del calciatore, Donata,
se il caso, a distanza di oltre 30 anni, è stato riaperto e si è
arrivati al processo che si sta svolgendo davanti la Corte
d’assise di Cosenza, e che vede imputata di omicidio volontario
Isabella Internò, oggi 53enne, che aveva avuto una relazione col
calciatore ed era insieme a lui quando morì. I mandanti, invece,
non ancora un nome. All’epoca si raccontò che Denis si era
ucciso gettandosi sotto un camion, ma dalle indagini è emerso
che quella del suicidio sarebbe stata una messinscena e che in
realtà il calciatore sarebbe stato soffocato ed il suo corpo
adagiato sotto l’autocarro per fare credere che si fosse tolto
la vita.
“La verità sulla morte di Denis – ha detto Ceniti – si poteva
accertare sicuramente nell’immediatezza dei fatti. Oggi, dopo
tanti anni, è un po’ più difficile. Ma mai disperare”. (ANSA).
Fonte Ansa.it