
(ANSA) – NAPOLI, 13 GEN – “In tema di Superbonus, arrivano
numerose segnalazioni dai colleghi che ci obbligano a una presa
di posizione presso l’Abi, la Banca d’Italia, l’Autorità Garante
della Concorrenza del Mercato e la Consob. Troppo spesso,
infatti, si verificano situazioni in cui alcuni istituti di
credito, a seguito della sottoscrizione di convenzioni con
società di revisione, agiscano e insistano – per non dire ‘obblighino’ – affinché il visto di conformità previsto dal
comma 11 dell’articolo 119 del Decreto Rilancio (detrazioni
fiscali per il Superbonus) sia rilasciato esclusivamente dalle
stesse società”. Lo afferma Matteo De Lise, presidente
dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti. “Questa
scelta ‘consigliata’ sarebbe una condizione necessaria al
prosieguo della pratica di acquisizione del credito da parte
dell’istituto oppure, in casi meno gravi, farebbe proseguire la
pratica con tempistiche notevolmente ridotte. Al contrario, se
il visto di conformità fosse rilasciato da un professionista, la
pratica non sarebbe presa in carico oppure lavorata con
tempistiche lunghe sino ai 5 mesi. Tale comportamento è
censurabile poiché viola principi fondamentali sui quali è
basata la professione e il libero mercato”.
“La libertà di scelta – spiega De Lise – viene così
calpestata. Il cliente è costretto ad annullare il rapporto di
fiducia intrinseco nel mandato professionale, essendo obbligato
ad accettare un nominativo imposto senza averlo visto né
conosciuto. In seconda battuta, viene lesa la concorrenza di
mercato: imponendo una scelta, si ottiene come risultato
l’esclusione di tutti i colleghi che non appartengono a
determinate strutture”. “Inoltre, il comportamento degli istituti bancari sarebbe da
censurare per una evidente violazione della libertà di scelta
della clientela che, con queste modalità, non potrebbe avvalersi
dei propri consulenti di fiducia per la gestione delle proprie
pratiche e per la tutela dei propri interessi. Al di là delle
convenzioni, è il cliente che sceglie i suoi professionisti di
fiducia (ingegnere, architetto, commercialista, avvocato) nonché
l’impresa per eseguire i lavori relativi. Alle banche – conclude
De Lise – non chiediamo altro che fare le banche”. (ANSA).
Fonte Ansa.it