
Essere donna e nera in Italia.
Subire sessismo e razzismo insieme, nel Paese in cui si è nati e
cresciuti. Affronta il tema la scrittrice italo-ghanese 30enne
Djarah Kan nel libro “Ladri di denti” (People, 2020), una
raccolta di racconti e saggi sull’esperienza di essere
ostacolati nel proprio vissuto e nella costruzione della propria
identità dal pregiudizio e dal bigottismo.
L’autrice dialogherà domani con il pubblico a Scanno (L’Aquila),
alle 19, all’auditorium “Guido Calogero”, nell’ambito di “Ju Buk
Festival”, rassegna letteraria di autrici ideata e condotta
dalla sociologa e giornalista Eleonora de Nardis Giansante.
Nata e cresciuta in provincia di Caserta, Djarah Kan scrive
racconti di marginalizzazione, di minimizzazione dei soprusi, di
espropriazione di identità scomode: “Siamo contenitori scemi,
noi africani”, per essere riempiti di narrazioni accomodanti,
utili a confermare una presunta superiorità culturale e storica
dell’europeo bianco. Ma, aggiunge Kan, l’Europa, “negando
sistematicamente la violenza razziale e il colonialismo che
hanno garantito quelle ricchezze con cui è stata capace di
scrivere la sua storia” non dà prova di quella guarigione tanto
necessaria, seppur dolorosa.
Il Festival, che prende il nome di “Ju buk” dalla bisaccia
che i pastori usavano in transumanza, è alla sua terza edizione
e ha ospitato ieri a Scanno Kristine Maria Rapino (“Fichi di
marzo”, Sperling&Kupfer, 2022) in dialogo con Francesca
Sbardellati; e Anna Giurickovic (“Il grande me”, Fazi, 2020) in
dialogo con Maria Fiorella Rotolo.
La rassegna prosegue oggi con Tiziana Ciavardini (“Ti
racconto l’Iran”, Armando, 2018) e Azzurra Rinaldi (“Le signore
non parlano di soldi”, Rizzoli, 2023). Sono attesi per la
giornata conclusiva di domani Piera Carlomagno (“Il taglio
freddo della luna”, Solferino, 2022) e Djarah Kan.
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Fonte Ansa.it